Violent Night
Finalmente anche noi grandi abbiamo un film con Babbo Natale

Come dite? “Die Hard” non è un film natalizio? C’è la famiglia, c’è il natale, c’è l’eroe della storia che combatte i cattivi che vogliono rovinare le feste, che altro serve? Chiaramente per un film di Natale come si deve serve anche un Santa Klaus di tutto rispetto e anche se abbiamo John McClane manca chiaramente il vero protagonista. Ma se questo è il pensiero comune allora chi è cresciuto un po ‘ troppo non si merita film con Babbo Natale?
E per rendere interessante un prodotto così specifico a qualcuno che abbia più di dieci anni serve sporcarlo un po’, ci avevano già provato con “Babbo Bastardo” con Billy Bob Thornton nei panni di un truffatore che una volta l’anno si veste di rosso e si alcolizza, diciamo per ascoltare i desideri delle mamme dei bambini in un centro commerciale. Un altro tentativo è stato fatto con il Santa Klaus di Kurt Russell un po’ più maturo in “Qualcuno salvi il Natale” ma senza grandi successi.

Nonostante la regia sia stata affidata a Tommy Virkola noto per lavori prevalentemente di serie Z nel panorama Trash come Dead Snow e il suo seguito, questa volta però con il supporto della 87North Productions (Bullet Train) può sicuramente affermare di aver centrato l’obiettivo, anche grazie ad un adorabile David Harbour perfettamente calato nel ruolo del burbero dall’animo buono che sa il fatto suo come uomo d’azione, come aveva già dimostrato nella sua interpretazione del sergente Hopper in Stranger Things.
Dall’altro lato della storia come antagonista abbiamo un eccentrico John Leguizamo, lo storico Luigi di Super Mario Bros (film cult liberamente ispirato al famoso videogioco in cui era affiancato dal caro Bob Hoskins), attore sempre presente sui set di Hollywood, che nonostante abbia lavorato con artisti del calibro di Brian De Palma e Al Pacino è sempre rimasto rimasto un po’ in secondo piano.

La novità di questa pellicola, a nostro parere, è che ci troviamo davanti ad una storia d’azione, con tanto di sparatorie, sangue, rapinatori e botte da orbi, il cui protagonista è uno dei personaggi più importanti della nostra infanzia: il vero Babbo Natale.
La storia ricalca volutamente senza nasconderlo “Mamma ho perso l’aereo” altro film cult di Natale, in cui però ad essere ostaggio dei ladri è una famiglia molto ricca, i cui membri, al di fuori della bambina protagonista e dei suoi genitori, sono persone avide, dalla dubbia intelligenza e dalla pessima morale e i ladri non sono due scassinatori da strapazzo ma una squadra attrezzata di tutto punto, da fare invidia a una task force del governo americano.

L’unico ostacolo non calcolato nel malvagio piano preparato da mesi dei nostri cattivoni è la presenza di un tizio vestito da Babbo Natale che si rivelerà essere dotato di poteri sovrumani e deciso a sopravvivere per difendere la bambina che l’ha evocato in quella casa.
L’elemento fantastico qui fa da padrone, David Harbour ci mostra più volte pergamene magiche, teletrasporti e sacchi di regali senza fondo che trasformerà in strumenti tattici per vincere la sua battaglia ma il punto di forza di questo prodotto è che probabilmente non si prende mai sul serio e ci riesce senza scadere mai nel grottesco.

Durante la visione non mancano affatto le battute ben piazzate e le scene d’azione, c’è un giusto equilibrio tra risata e violenza, senza dipendere quasi mai l’una dall’altra. Numerose, in alcuni punti esagerate e fuori contesto, sono le strizzate d’occhio ad altri film o serie tv, natalizie e non, le citazioni di personaggi tipici delle storie di Natale, ma soprattutto sono evidenti, benché sottili, le critiche al consumismo presenti sia all’inizio che alla fine del film.
Dal punto di vista tecnico non è certamente un capolavoro, ma non ha niente da invidiare ad altre pellicole più costose. In alcune scene ci sono delle mancanze per quanto riguarda gli effetti speciali, seppur minime, e la CGI non sempre eccelle, ma tutto sommato “Violent Night” non ha niente da invidiare allo standard di Hollywood, il tutto è più che sufficiente per l’efficacia di una narrazione così elementare.

Interessante è certamente la rivisitazione del personaggio di Santa Klaus a partire dalle sue origini, abbracciando le antiche leggende germaniche che lo vedevano come un grande guerriero – riferimento storico alla tradizione pre-cristiana del Nord Europa secondo la quale, durante lo Yule, fosse Odino stesso a giungere tra noi per lasciare doni in cambio di cibo per il suo cavallo volante, lasciato nelle calze appese fuori dalle porte – peccato però che non sia stata sviluppata come si deve, lasciando un po’ troppo il via libera a tutti gli elementi fantastici usati come scusante per proseguire nella storia. Il finale stesso di fatto è in parte una grossa presa in giro delle fiabe per bambini.

Si può definire anche questo un successo, non certo un flop per la produzione, e non è detto che non diventi un cult col passare degli anni. Il budget della produzione si aggira sui venti milioni di dollari, con un ottimo riscontro a livello internazionale per un ricavo totale di più del triplo (70 milioni di dollari totali).
Indubbiamente una boccata d’aria in questo clima sempre più attento a non offendere nessuno.

Riassumendo è un film che diverte gli amanti del genere, fa riflettere sulla natura del Natale e di cosa sia diventato con il capitalismo, a parer nostro è un peccato che siano state tarpate le ali alla distribuzione italiana di questo prodotto, proiettato nelle sale solo per pochi giorni e nella programmazione in terza serata.
di Lorenzo Maria D’Amico – 09/01/2023