Materiale Scenico
Il Fake Food Artist

È facile vedere nei film scene piene di cibo esposto, grandi banchetti, vetrine, o una semplice scena al ristorante, ma se ci pensate tutto quel cibo lasciato sotto le luci per ore, take dopo take, finirebbe per andare a male, generando odori sgradevoli e soprattutto cambiando aspetto. Dato che difficilmente durante le regia di una scena i vari ciak verranno dati in ordine cronologico, arrivati al montaggio potrebbe capitare di non poter usare alcune inquadrature più di una volta perché, ad esempio, il gelato che all’inizio della scena era perfetto si è man mano sciolto durante le riprese.
Ed è proprio in questi casi che l’industria cinematografica si rivolge ai Fake Food Artist, non finti artisti del cibo che si spacciano per grandi cuochi ma professionisti nella creazione di cibi finti, dall’aspetto reale.

Sono parecchi i laboratori che producono questa particolare categoria di materiale scenico, specialmente su suolo americano: le loro creazioni spaziano dal cibo meno dettagliato del quale le Majors cinematografiche spesso ordinano intere forniture per fare da sfondo a una scena, fino al cibo in primo piano, che verrà mosso o maneggiato senza venire mai consumato, e il cui aspetto è indistinguibile dal cibo reale.

Pensate la vetrina di un finto negozio di cioccolata come sarebbe ridotta dopo un’intera giornata sotto il calore delle luci del set cinematografico se si usasse vera cioccolata per ricrearla.
I materiali utilizzati sono molteplici, scelti per la loro somiglianza con la loro controparte commestibile, e in alcuni casi anche per avere un aspetto migliore del cibo reale.
Prendiamo l’esempio del latte in una pubblicità, la sua cremosità è esagerata non solo dalle luci e dalle inquadrature, ma soprattutto dal materiale utilizzato, che in questo caso è spesso della colla vinilica bianca.
Un altro materiale molto usato è la resina epossidica, in grado di rendere visivamente bene su tutti quegli alimenti che hanno una glassa o una lucentezza intrinseca, come le ciambelle o magari un’aragosta, oltre che essere ottenibile in un’ampia gamma di colorazioni e forme.

Il polistirolo, materiale già utilizzatissimo nel modellismo amatoriale, viene usato spesso per ottenere cibi più “artistici” e irregolari, come le torte, data la sua grande malleabilità e facilità di reperimento. Per una granella di biscotto, invece, della corteccia scura sbriciolata può essere quasi indistinguibile dal cibo reale.

In conclusione un Fake Food Artist ha come limite ultimo solo la sua immaginazione ed inventiva nell’utilizzo dei più svariati materiali. Ben sapendo che per poter essere chiamato a collaborare qualche grande produzione dovrà realizzare i suoi food props puntando sempre a un’estrema perfezione visiva.
di Fabrizio Punzi Sambiase – 16/01/2023